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Myanmar

Myanmar, il paese delle mille pagode d'oro.

Se chiudo gli occhi sento ancora l’odore del Myanmar, fatto di paan e incenso. Una terra che mi ha travolta, mi sono persa tra le centinaia di migliaia di templi che costellano il Paese, ho fatto slalom tra i più recenti edifici barocchi ricoperti di lamine d’oro e le pagode bianco latte, trionfo dello stucco, come la splendida Hsinbyume Pagoda a Mingun.

Yangon, che molti si ostinano a chiamare Rangoon è la città più grande del Myanmar e il suo centro economico e culturale. Il fascino della città nasce anche dal contrasto tra monaci vestiti di arancione, insegne al neon e guglie di templi dorati che spuntano oltre i tetti di case in cemento di asiatica bruttezza. Oltre la pagoda dorata di Shwedagon è da non perdere il mercato Bogyoke Aung San e il quartiere coloniale intorno a Sule Paya.


Tra le zone da vedere in Myanmar c’è sicuramente il sorprendente sito archeologico dell’antica città di Bagan, costellato dai resti di circa 2.000 templi, pagode e stupa, per lo più risalenti all’XI secolo.

Uno di modi più divertenti per visitare i templi è con la bicicletta: anche perché ci sono comodo piste dedicate. La grande estensione fa si che i turisti non affollino l’area e quindi può capitare di essere soli di fronte ad una pagoda.

Sentendosi come se lo si stesse scoprendo per primi. Il tramonto è poi un momento magico quando locali e visitatori si dirigono verso i templi più alti per gustarsi il calare del sole sulla pianura punteggiata di stupa. E per chi vuole di più si può anche sorvolarla in mongolfiera.


Un'altro luogo da non perdere è il Lago Inle, uno specchio d’acqua dolce poco profondo meritevole di una visita non solo per la bellezza dei suoi paesaggi collinari che dolcemente degradano verso le acque lacustri, ma anche per la presenza di numerosi gruppi etnici che lungo le sue sponde vivono serenamente, seguendo ancora abitudini ancestrali.


Gli Intha sono i veri “signori” del lago, vivono su palafitte in legno e pescano connasse conichemanovrando le proprie canoe tramite un remo stretto intorno alla gamba. È sorprendente vederli all’opera durante la pesca oppure mentre si prendono cura dei loro orti galleggianti di pomodorini biologici.

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